mercoledì 26 marzo 2014

Rassegna stampa del 26 marzo - Una figuraccia internazionale, come al solito...

Da Corriere.it 

Abilitazione: «esclusi colleghi di valore», la figuraccia internazionale
Lettera di protesta al governo firmata da docenti ed economisti americani e inglesi. C’ è anche il Nobel Douglass North. E «i bocciati di valore» restano all’estero

di Sergio Rizzo

La lettera che un ministro dell’Istruzione non vorrebbe mai ricevere è planata sulla scrivania di Stefania Giannini il 21 marzo scorso. Tredici righe ustionanti: sia per il contenuto che per le dodici firme in fondo al foglio. Nomi pesantissimi. Dal premio Nobel per l’Economia Douglass North al professore di storia economica alla London School of Economics, Stephen Broadberry. Da Jeffrey Williamson, già capo del dipartimento di Economia ad Harvard, ai docenti della Oxford University Jane Humphries e Kevin O’Rourke. Dodici autorità mondiali nelle discipline economiche, i quali manifestano al ministro Giannini, ma anche al premier Matteo Renzi, cui è stata recapitata la stessa lettera (spedita in copia anche al presidente dell’Anvur, l’Agenzia di valutazione del sistema universitario Stefano Fantoni e al direttore generale del ministero Daniele Livon), sconcerto per i risultati degli esami di abilitazione scientifica necessari per accedere all’insegnamento accademico di Storia economica.
I «bocciati di valore»
«Ci lascia perplessi» dicono senza mezzi termini, «la bocciatura di alcuni candidati con un eccellente curriculum». Il riferimento è a «tre colleghi di grande valore»: Mark Dincecco della University of Michigan, Alessandro Nuvolari della Sant’Anna di Pisa e Giovanni Vecchi dell’Università romana di Tor Vergata. «Costoro», scrivono i dodici luminari, «sono ben noti fuori dall’Italia per le loro pubblicazioni, gli interventi a conferenze e seminari, gli articoli per importanti riviste e la collaborazione a progetti di ricerca internazionali». A nessuno di questi, stigmatizzano, «è stato attribuito il titolo di professore di prima fascia e sarebbe un terribile peccato se ciò impedisse loro la completa realizzazione dei programmi di ricerca: la storia economica ne risulterebbe impoverita»... continua a leggere, per capire perché l'Italia è ridotta così malamente e perché occorre cambiare radicalmente.

Forza Grillo!




martedì 25 marzo 2014

La vita sociale europea vista dalle chiese - di Antonio Poli


La crisi economica europea.
La vita sociale dei cittadini dell’Unione Europea in vista delle prossime elezioni di Maggio 2014, vista dalla una insolita ma sorprendente angolazione. Questa indagine è stata condotta da italiani, parlando nelle piazze di città europee importanti, in Belgio, Olanda, Francia e Germania, con lo scopo di cogliere, tra le righe, alcune interessanti osservazioni e domande alle quali le varie chiese presenti nel continente europeo, in modo speciale quella protestante, vedono la crisi economica, e quali soluzioni esse possano adottare per improntare un’azione correttiva.

La dimensione umana.

Anche in Francia la crisi si fa sentire, i cittadini hanno perso potere di acquisto, a Cannes come a Parigi vi è molta disoccupazione e precarietà. Qui la Associazione della Chiesa Protestante si occupano del sociale, di aiutare chi ha bisogno, e il numero cresce. Le cose sono cambiate, ora molte persone sono in difficoltà, vivono nella miseria. È una vergogna. La gente deve scegliere o paga l'affitto o mangia, così va alla mensa dei poveri. Tra le persone c'è un grande senso d’impotenza, perché siamo nelle mani di una economia finanziaria mondiale sulla quale non possiamo esercitare alcun controllo. Si, abbiamo perso definitivamente il potere sul denaro, la crisi è nata nelle banche di Wallis Street, lasciate libere di speculare senza nessun freno, è una crisi al contempo economica sociale e politica monetaria ecologica e morale, e quindi tocca la struttura stessa dell'Europa e del nostro mondo. E allora, lavorare solo nella dimensione strettamente economica, mi sembra riduttivo. Al contrario quello che possiamo governare è noi stessi, per quanto sia possibile, con il sostegno della fede, si può lavorare gli uni con gli altri, valorizzando la dimensione umana.

Il rapporto tra il PIL ed il debito pubblico ha superato in Francia il 94%, il debito è superiore a 1870 miliardi di euro, la gente si reca al mercato a Parigi, ma l'economia reale stenta anche qui a riprendere, come da noi il problema dell'economia francese è la disoccupazione, a gennaio 2014, 3.300.000 lavoratori attivi erano ancora in cerca di occupazione.

domenica 23 marzo 2014

Una bella foto da tenere vicina al cuore...

In occasione della venuta di Vito Crimi a Treviso (un senatore che viene ad incontrare i cittadini) il nostro ANDREA FUGA, candidato Sindaco nel Comune di RONCADE



Forza Andrea. L'onestà, la simpatia e la competenza che servono ce l'hai tutte!



Rassegna stampa del 23 marzo 2014

Da Corriere.it

La beffa del tetto agli assegni d’oro Funziona solo per Ciucci e Arcuri


Il governo Monti aveva stabilito nel 2011 che nessun manager pubblico avrebbe guadagnato più dei giudici della Consulta. Non è andata così
di SERGIO RIZZO

«Credo sarebbe un bel segnale se si chiedesse ai manager delle società di Stato di rinunciare completamente alla retribuzione fissa e accettare di essere pagati solo in funzione dei risultati di bilancio. Meglio: in funzione dei benefici, reali e misurabili, prodotti per la collettività». Questo proponeva due anni fa, in una lettera a «Repubblica», l’amministratore delegato di Invitalia Domenico Arcuri. Erano i giorni in cui infuriavano le polemiche sul tetto agli stipendi fissato dal governo di Mario Monti al livello del presidente della Cassazione e quella provocazione scivolò via come l’acqua sul selciato. Ma Arcuri aveva centrato il problema. Destino ha voluto che fra i manager delle principali società di Stato sia stato praticamente l’unico, insieme al capo dell’Anas Pietro Ciucci, a vedersi ridurre la retribuzione a 302 mila euro.

L’antefatto. Siamo alla fine del 2011: Monti stabilisce che nessun burocrate statale potrà guadagnare più della Suprema corte. Il principio dovrebbe valere anche per i manager delle aziende pubbliche, ma siccome è un aspetto particolarmente peloso si decide di mandare la palla in tribuna: il regolamento lo farà il Tesoro. Insomma, campa cavallo. Per giunta, le migliaia di società locali non sono nemmeno sfiorate. Ma mentre in tanti già si fregano le mani per lo scampato pericolo, ecco il colpo di scena: in Parlamento passa un emendamento della leghista Manuela Dal Lago che fa scattare la tagliola per tutti. Il Tesoro riesce a metterci una pezza per le società quotate come Eni, Enel, Finmeccanica e Terna, che vengono così salvate... continua a leggere

****


Senato, verso una rivoluzione soft
Il piano originale del governo modificato per ridare poteri a Palazzo Madama. Aumenta il numero di leggi per le quali bisogna passare da entrambe le Camere

Di Monica Guerzoni




ROMA - Quando Renzi annunciò la rottamazione di Palazzo Madama, molti senatori si scambiarono impressioni e paragoni ironici con il manifesto futurista di Filippo Tommaso Marinetti: «Rimpiazzeremo il Senato con una Assemblea di controllo composta di 20 giovani non ancora trentenni...». Ma adesso, dopo settimane di battaglia sottotraccia, gli inquilini della «camera alta» si sentono più tranquilli. Sanno che dovranno votare la loro fine, eppure si sono convinti che sarà una rottamazione soft, che il Senato continuerà a chiamarsi Senato e non diventerà mai quella «Assemblea delle autonomie» del progetto originario.

Un asse trasversale è pronto a modificare profondamente la «bozza di lavoro» del governo. Senza buttare giù i tre paletti che Renzi aveva piantato con forza durante la direzione del Pd - solo i deputati danno la fiducia, i senatori non vengono eletti dai cittadini e sono a costo zero - Pd e Ncd hanno lavorato per annacquare il monocameralismo delle linee guida governative e rafforzare le competenze dei senatori. Un’operazione che potrebbe star bene anche allo stesso Renzi, il quale vuole fortissimamente portare a casa la modifica della Costituzione, senza però infilarsi in un Vietnam parlamentare. Ecco perché a preoccupare diversi renziani è adesso la tentazione di Palazzo Chigi di presentare ai partiti un disegno di legge governativo, invece di lasciarlo scrivere alle forze politiche.
Il ministro Maria Elena Boschi sta lavorando a un testo, con l’obiettivo di incardinare il ddl al Senato da qui a una settimana. «La cosa fondamentale è che non diventi un ente inutile e che non si vada verso un monocameralismo mascherato - avverte Gaetano Quagliariello, Ncd - Dobbiamo tenere assieme Senato e riforma del Titolo V». Il dilemma è: chi depositerà il provvedimento? Luigi Zanda media: «I parlamentari interverranno con i loro suggerimenti sul primo testo del governo, poi bisognerà decidere se verrà presentato dai partiti oppure dall’esecutivo. Si tratta di una riforma costituzionale, per la quale serve una maggioranza molto larga...»...continua a leggere.

***

La strada è quella segnata da Grillo: occorre cambiare tutto con l'Europa. Il Fiscal Compact è già operativo e ci sta dissanguando senza neanche dirlo chiaramente. E per i prossimi 20 anni sarà così se non peggio. Per chi teme la svalutazione in caso di fuoriuscita dall'Europa, possiamo dire che la svalutazione di consumi e salari è già presente e continua senza soste, a tutto beneficio dei soli tedeschi. Almeno, svalutando noi, ci sarebbe un beneficio per le nostre imprese...

Ancora da Corriere.it


La crisi? 56 miliardi di tasse in più
Pressione fiscale: aumento annuo dell’1,6% sulle famiglie



di Raffaella Polato
CERNOBBIO (Como) – Cinque anni di pesantissima crisi. Cinque anni di insostenibile aumento della pressione fiscale. L’elenco dei “conti”, salatissimi, pagati da famiglie e imprese nell’arco di tempo della Grande Recessione comincia dall’aggravio di imposte per l’intero sistema economico italiano: secondo l’analisi Confcommercio-Cer, presentato sabato al Forum di Villa d’Este, solo le manovre correttive di finanza pubblica sono costate al Paese oltre 56 miliardi. E hanno evidentemente aggravato un quadro di depressione via via più profonda. Probabile che, viste le condizioni delle casse dello Stato, non ci fosse alternativa. Ma certo la fotografia scattata dall’associazione guidata da Carlo Sangalli è cruda, molto cruda. Quell’aggravio di 56 miliardi si è tradotto, intanto, in un aumento del livello di imposizione sulle famiglie pari all’1,6% medio annuo e al 10% nell’intero periodo. Tradotte, le percentuali diventano numeri ancora più brutali: il prelievo aggiuntivo è di 10 miliardi, cui vanno aggiunti gli 11 miliardi di potere d’acquisto perso per l’aumento dell’inflazione legato all’incremento delle imposte indirette... continua a leggere.







L'intervista di Mentana a Grillo per "Bersaglio Mobile".

Ecco l'intervista a Grillo da parte di Mentana per la trasmissione Bersaglio Mobile di La7.
Un vero Scoop di vero giornalismo. Grillo, ovviamente, è sempre più convincente.


giovedì 20 marzo 2014

Evento a Roncade il 28 marzo 2014

Visto il favore dimostrato, parleremo del Sile anche a Roncade, con interessanti divagazioni sulla storia di Roncade stessa e altre iniziative.


Non mancate!


mercoledì 5 marzo 2014

Pubblicità: La festa della Donna a Casale sul Sile...

Un po' di pubblicità per una bella iniziativa del Comune di Casale sul Sile

***


Tre bellissimi film gratuiti e uno spazio di discussione.
NON MANCATE!

Sulla Porcilaia di Roncade...

Da roncade.it:


Porcilaia, largo ai schei?
Campagna Vera: "La sfortuna di non nascere Dudù"
Zanata: "Ma chi l'ha scelta la commissione? Da chi è formata?". Primo nodo per i candidati sindaco: "si esprimano"


Gentile Direttore,

da diversi mesi si sta parlando di porcilaia. Il comitato “campagna vera” è sempre più presente ed ha raccolto ormai centinaia di adesioni nel territorio. Le persone si parlano e si chiedono se verrà dato loro peso o se invece il dio denaro l’avrà sempre vinta, dando la precedenza a chi ha i soldi e paga in barba a tutte quelle persone che già si vedono girare per casa con le mascherine per filtrare le esalazioni o a quelle coppiette di fidanzatini che non riusciranno più a vendere la casa dei nonni per comprare un miniappartamento, perché nessuno la vorrà comprare.

Per fortuna per tutto questo è stata creata la commissione che si occuperà di gestire l’argomento, ma qui scatta la domanda. Da chi è formata questa commissione? Chi ha avuto l’onore di prendervi parte e chi invece è stato rifiutato? Al di là di questi dettagli, ciò che mi chiedo è in che modo questa possa operare, che autorità potrà mai avere? Come potrà mai rappresentare un gruppo di 5-10 persone una cittadinanza di 14.000? O, senza esagerare con i numeri, le centinaia di firme raccolte?

In questi giorni si parla di politica, di candidature. Sarei davvero curioso di conoscere il loro parere in merito; vorrei davvero che si sbilanciassero dicendo “la porcilaia si fa” o, come spererei, “la porcilaia non si fa”. L’unica cosa certa è che l’unico atto concreto a cui assisto è l’informazione che il Movimento 5 stelle ha fatto e, da quel che ho capito, continuerà a fare. A loro va il mio plauso per quanto fatto ed esposto.

Gentile direttore, con questa introduzione non voglio certo fare polemiche e nemmeno politica, semmai solleticare la curiosità e l’interesse dei lettori.

 
Ciò che invece vuole essere il messaggio che umilmente vorrei lasciare è che c’è un unico modo per far sì che le porcilaie non vengano più costruite. Un modo tanto semplice quanto immediato. Non è necessario eliminare la carne dai nostri piatti, ma è sufficiente ridurne il consumo.
Certo, eliminarla completamente sarebbe certo un gesto di rispetto verso gli animali che ricordo, non hanno assolutamente nulla di diverso rispetto al cagnolino che ci fa festa quando torniamo a casa, o al gatto che ci fa le fusa mentre siamo comodi comodi sul divano di casa a guardarci l’ultima puntata di Don Matteo. Beh, effettivamente una differenza c’è: il contesto in cui sono nati. Ci sarebbero tante altre cose da aggiungere, ma lascio ai lettori il libero arbitrio di informarsi.

Trovo però doveroso segnalare un’iniziativa che il Gruppo Acquisto Solidale (GAS) di Monastier ha organizzato. Si tratta di una serata volta a promuovere il GAS stesso, spiegandone le funzioni e i meccanismi e allo stesso tempo proponendo una serie di assaggi gratuiti di alcuni (una piccolissima parte) di alternative alla tradizione, quei prodotti volgarmente definiti “carne” vegetale o formaggi vegetali, ma che con la carne hanno in comune solamente il contenuto proteico.

L’appuntamento è per giovedì 6 febbraio alle ore 20.30 presso villa delle Magnolie (la nuova casa di cura). Per poter partecipare e aver diritto all’assaggio, è sufficiente scrivere una mail a info@gasmonastier.it

Nell’arco della serata si parlerà anche dell’alimentazione crudista che ultimamente è stato scoperto essere in grado, da sola, di sconfiggere il diabete e le cardiopatie.
Insomma un’opportunità in più per conoscere un “nuovo” modo di usare il denaro, per conoscere qualche alternativa alla carne e per conoscere persone nuove.

Poi da cosa nasce cosa, e non si sa mai che i miei sogni si realizzino e che l’azienda agricola “La Grazia” non decida di investire in Wurstel vegetali o simili che, se solo si informassero un po’, vedrebbero che le richieste sono in continuo aumento.
  
Seguite i commenti su www.roncade.it



Rassegna Stampa: La Grande Ipocrisia. Trionfano le larghe intese consociative spacciandole per prodotto Italia.

Navigando sul web abbiamo trovato un blog che  dà notizie che non possiamo verificare ma che però sono intriganti. Prendetele con beneficio di inventario, ma sono comunque utili per riflettere... in effetti sembra un grillo anche lui.


Da LiberoPensiero, il Blog di Di Cori Modigliani

La Grande Ipocrisia.
Trionfano le larghe intese consociative spacciandole per prodotto Italia.


di Sergio Di Cori Modigliani

Avviso ai naviganti: post in contro-tendenza.


Ho aspettato un paio di giorni prima di manifestare la mia opinione perchè pensavo (e speravo) che i discorsi relativi all'oscar per "la Grande Bellezza", al di là della prevista e prevedibile pletora di applausi retorici, avrebbe fatto nascere subito un interessante dibattito sul cinema italiano, sulla sua totale disfatta, sul definitivo tramonto del nostro mercato multimediale, coinvolgendo diversi soggetti politici, intellettuali, produttori, autori.
E invece, è stato steso un velo di pesante censura, regalando al popolo beone (innocente in quanto completamente disinformato) la truffa del cosiddetto" prodotto Italia". 
Non è certo casuale che non sia stato speso (evento, di per sè, anomalo) neppure un rigo per sottolineare l'impegno produttivo, e che la squadra vincente abbia provveduto a mantenere un assoluto riserbo -al limite dell'imbarazzante ridicolo- sul management che ha orchestrato con successo la propria vittoria, destinandolo ad un immeritato silenzio. 
Basterebbe questo piccolo, fondamentale particolare, per fornire la prova del livello omertoso sia giornalistico che politico in voga nel nostro paese.
Perchè questo film non ha niente a che vedere con l'industria cinematografica e non soltanto non produrrà alcun effetto positivo per il rilancio del nostro cinema, anzi. Avrà (e lo sta già avendo) un effetto nefasto sia in termini esistenziali che economici, avvilendo la creatività italiana, umiliandola, deprimendo la qualità espressiva di autori indipendenti, e condannandoci a un aumento del totale asservimento alla produzione di più scarso livello del cinema statunitense.
Prepariamoci all'invasione di spazzatura hollywoodiana, roba di scarto buona per le colonie.
Quantomeno sui canali mediaset... Continua a leggere.

****

Bye bye cara cupola mediatica. Crolla in Italia il mercato dell'editoria, dell'informazione cartacea e dell'ascolto televisivo. Questa è la ragione della virulenza del cavaliere Silvio Berlusconi.


La giustizia non c'entra affatto.

Il disgustoso cancan allestito dalle truppe berluskiane, con la complicità piddina, poco ha che vedere con problemi di merito o di sostanza legati a questioni dello Stato di Diritto, tutela, rapporti con la magistratura, ecc.

E' semplicemente un banale problema di introito pubblicitario.
Tutto qui.
Nè più nè meno.

In un paese lievemente più serio del nostro sarebbe stato affrontato nelle sedi competenti, il che vuol dire convegni organizzati dall'associazione che raduna le agenzie di pubblicità, seminari con esperti di strategia di comunicazione e pianificazione marketing, e infine, attraverso alcuni interventi strategici di alcuni lobbysti.

E invece, hanno montato questa patetica messinscena.
E' questo ciò che penso.

I dati che questa mattina l'agenzia Nielsen ha diffuso (è la più importante società di rilevazione dei dati reali sul fatturato pubblicitario, sugli indici di ascolto televisivo, quelli di lettura, e sulla diffusione dei prodotti media) parlano con grande chiarezza e semplicità.

E' crollato da ventisei mesi il fatturato pubblicitario dell'intero sistema editoriale italiano, cartaceo, radiofonico, televisivo. Aumenta in progressione geometrica quello sul web.
Tutti i quotidiani -nessuno escluso- i settimanali, i mensili, le prime 15 emittenti televisive, perdono complessivamente diversi miliardi di euro l'anno.
Ma questo è un trend ormai planetario.

Il problema, in Italia, consiste nel fatto che non essendo un paese capitalista, cioè non avendo una economia basata sul regime di libera concorrenza dove le aziende operano e si muovono sulla base dello scambio basato sul rapporto tra domanda e offerta, ciò che conta non è il lavoro, la creatività, la produttività, il dinamismo, l'innovazione, bensì chi controlla i monopoli oligarchici.
Silvio Berlusconi è il padre e il figlio di Publitalia, la mamma medioevale del Sistema Italia.
Attraverso questa società ha gestito il mercato nazionale, ricattando, acquistando, vendendo, spostando, promuovendo, bocciando, facendo il buono e il cattivo tempo, con il PD in tasca visto che riempiva le aziende editoriali e cartacee e televisive -sotto controllo piddino- di pubblicità, consentendo loro di vivere, lucrare, affermarsi nel territorio. Nel Gran Regno d'Ipocritania, il Piddì si è manifestato ingozzando i propri inutili prodotti informativi (parliamo qui di circa 20.000 pubblicazioni complessive) di pubblicità a tonnellate, tutta proveniente dalle strutture gestite da Berlusconi. Poi, ne parlavano male. Il cavaliere se ne fregava, sapeva benissimo come tirar le briglia quando esageravano. E' ciò che ha sempre fatto.

Poi sono arrivati due eventi con l'aggravante di essere connessi: il web e il M5s... continua a leggere

****

Qual è la natura del M5s? L'espulsione di alcuni eletti, può insegnarci qualcosa?



di Sergio Di Cori Modigliani

E' interessante notare, oggi, sia sulla stampa cartacea che in rete e su facebook, le reazioni generali alle espulsioni decretate ieri nei confronti di alcuni parlamentari del M5s.
Facebook viene spesso identificato come un bar, quindi liberamente aperto a ogni avventore.
In realtà è un mare, che può essere un oceano così come può essere un modesto acquario casalingo, dipende se uno ha scelto e deciso di costruirsi il proprio personale ghetto, composto da amici virtuali che la pensano esattamente nello stesso modo, oppure ha scelto di avere amici misti, da poetici sognatori educati a truzzoni volgari con la bava alla bocca.
La prima impressione, navigando su diverse pagine feisbucchiane, mi conferma la mia idea sulla diffusione capillare della ferocia e della cattiveria in questo paese.
Non appena si sente l'odore del sangue, gli squali arrivano a frotte e si scatenano, perchè è la loro natura.
Si approfitta dell'occasione per poter diffondere clamorosi falsi già pre-confezionati, vomitando insulti nei confronti di chi la pensa in maniera dissimile, mentre alcuni professionisti dell'informazione colgono l'opportunità di prendere degli articoli che erano rimasti chiusi nel cassetto del pudore giornalistico, in attesa di una ghiotta occasione: eccola. Zac!
Il mare diventa presto una palude immonda e inevitabilmente -a meno che non si sia dei santi o persone di particolare saggezza prudente- si finisce per trovarsi coinvolti in risse faziose che producono soltanto acrimonia, livore, frustrazione.
A quel punto le argomentazioni perdono di valore, nonchè di efficacia.
Sulla stampa cartacea si trovano dei distinguo che da soli definiscono la natura dell'informazione in Italia. Nelle prime cinque testate nazionali, compaiono numeri e fatti diversi -molto spesso contraddittori- a seconda dell'uso che conviene. Si va da "30 deputati lasciano il movimento" (la Repubblica) a "più di 20 pronti a lasciare" (corriere della sera) quattro ore dopo trasformato in "lasciano in sei", mentre La Stampa annuncia: "M5s caos. Civati apre ai fuoriusciti: c'è spazio per fare un gruppo".
Su alcune importanti pubblicazioni on-line (considerate in teoria sostenitrici del movimento) si leggono lunghi e dettagliati editoriali in cui si spiega perchè "si tratta di un ennesimo autogol".
Ecc,ecc.
Chi conosce la vera natura intrinseca di questo movimento, oggi, si diverte come al circo.
Ciò che davvero conta, infatti, è comprendere che cosa sia il M5s, ma soprattutto -ciò che più conta in assoluto- che cosa sia diventato esattamente un anno dopo le vittoriose elezioni.
A mio avviso, è diventato ciò che era, il che mi sembra un ottimo risultato... continua a leggere.

....

In conclusione aggiungo la chicca del giorno, prodotta dal settimanale L'Espresso, sempre in prima fila -almeno dal 27 febbraio 2013- nel tentativo ben riuscito di spingerci sempre più in basso nella classifica relativa all'esistenza della libertà di stampa in Italia.


"Ieri l’Espresso ha pubblicato una non notizia. Secondo quanto riportato dal periodico di De Benedetti, un portavoce M5S, Mario Giarrusso, avrebbe dichiarato che io avrei falsificato la sua firma sotto alle mozioni di sfiducia ai ministri Giuliano Poletti e Federica Guidi. Chiunque può verificare che si tratta di una falsità: basta infatti consultare i due atti depositati al Senato per verificare che la firma del portavoce Giarrusso non c’è. Il fraintendimento di Giarrusso, su cui ha immediatamente speculato l’Espresso, è stato forse dovuto al fatto che le due mozioni sono state annunciate in un primo momento via email, perché fossero condivise tra tutti i portavoce, mentre solo al momento del deposito effettivo, avvenuto alle 18.30 dopo le correzioni suggerite dal gruppo, sono state apposte le firme di chi le ha sottoscritte. La vera notizia che l’Espresso non ha dato è che il MoVimento 5 Stelle ha depositato una mozione di sfiducia contro il Ministro del Lavoro e una contro quello dello Sviluppo Economico, in conflitto di interessi a causa delle loro responsabilità imprenditoriali e associative.
Forse Luca Sappino, che ha firmato l’articolo, avrebbe potuto prima provare a verificare se sui due atti la firma di Giarrusso fosse davvero presente o meno. Se siamo agli ultimi posti nella classifica della libertà di stampa, in fondo, un motivo ci sarà." 
Maurizio Santangelo, capogruppo M5S al Senato

****

martedì 4 marzo 2014

Rassegna Stampa: Il Fatto Quotidiano....

Da Il Fatto Quotidiano, un articolo di Marco Travaglio svela alcuni retroscena...

Il governo La Qualunque.
(Marco Travaglio) Da Il Fatto Quotidiano 04-03-2014



Tonino Gentile aveva ragione: "Io sono trasparente". Tutto nella sua storia 
era chiaro e lampante: chi è Gentile, che cos'ha fatto a L'Ora della 
Calabria, perché Alfano l'ha voluto sottosegretario e perché Renzi non 
poteva cacciarlo. Il nostro eroe è un ex craxiano poi berlusconiano ora 
alfaniano che controlla pacchetti di voti con i soliti metodi e ha 
sistemato l'intera famiglia nei posti pubblici che contano: il fratello 
Pino è assessore regionale ai Lavori pubblici; il fratello Raffaele è 
segretario della Uil; il fratello Claudio è alla Camera di commercio; il 
figlio Andrea è revisore dell'aeroporto di Lamezia e superconsulente 
dell'Asl (ora indagato per truffa, falso, abuso e associazione a 
delinquere: la notizia che non doveva uscire); la figlia Katya era 
vicesindaca di Cosenza, cacciata per una struttura affidata all'ex marito; 
la figlia Lory è stata assunta senza bando alla Fincalabra dallo stampatore 
che poi non ha stampato il giornale. Per tacere di nipoti e cugini, tutti 
piazzati fra l'Asl, la Camera di commercio e Sviluppo Italia. Al confronto 
Cetto La Qualunque è un dilettante. Se Epifani sedesse ancora in Largo del 
Nazareno e Letta a Palazzo Chigi, Renzi li avrebbe cannoneggiati come 
quando voleva cacciare Alfano e la Cancellieri ("Siamo su Scherzi a 
parte?", "Come si fa a governare con Alfano?", "Cambiamo verso"). Invece 
ora il segretario e il premier è lui, dunque ha mandato avanti il portavoce 
Guerini a dire che "Gentile l'ha indicato Alfano": come se i sottosegretari 
non li nominasse il premier. Il guaio è che le pressioni di Tonino il 
Cinghiale per bloccare la notizia del figlio indagato erano proprio 
finalizzate a non pregiudicare la nomina a sottosegretario. Poi Renzi l'ha 
nominato lo stesso: non un plissè sullo scandalo del figlio indagato, né su 
quello del giornale silenziato. Tonino La Qualunque doveva diventare 
sottosegretario a ogni costo perché porta voti al governatore Scopelliti, 
che porta voti ad Alfano, che porta voti a Renzi. è tutto trasparente: un 
ricatto bello e buono che non finisce con la fuga del Cinghiale.

Il premier che vuole "cambiare l'Italia" s'è messo nelle mani dei 
"diversamente berlusconiani" che in realtà sono come i berlusconiani, se 
non peggio (solo Scalfari può nobilitarli come "nuova destra 
repubblicana"). Quagliariello difendeva il Cinghiale dalla "barbarie" 
perché "non è neanche indagato". Cicchitto alludeva alle "pagliuzze e 
travi", cioè agli indagati del Pd nel governo Renzi: Barracciu, Del Basso 
de Caro, Bubbico e De Filippo. Così l'Ncd, che di indagati non ne ha, dava 
pure lezioni di legalità a Renzi. Renzi è spregiudicato, ma non stupido: 
sapeva benissimo che Gentile non poteva restare e l'ha fatto sapere 
all'Ncd. Ma ha preferito che lo licenziasse Alfano, il quale adesso ha il 
coltello dalla parte del manico: come potrà Renzi tenersi la Barracciu e 
gli altri tre? L'effetto-domino innescato dall'uscita di Gentile non può 
che essere benefico. Ma non per Renzi: a meno che non decida di prendere in 
mano la situazione anziché subirla. Gli basterebbe fare un discorso onesto 
agli italiani: "Nell'esordio convulso del mio governo, ho gravemente 
sottovalutato la questione morale, aprendo le porte a gente che doveva 
restare fuori. Chi vuole cambiare l'Italia non può lasciare che il Sud sia 
rappresentato da personaggi accusati di abusare del loro potere con 
rimborsi gonfiati, familismi e clientele". E accompagnare alla porta Lupi, 
i quattro inquisiti del Pd e gli imbarazzanti vice della Giustizia, Costa e 
Ferri. Se non lo farà, invierà al Paese un micidiale messaggio di 
gattopardismo, simile alla cinica e disperante metafora giolittiana: "Un 
sarto che deve tagliare un abito per un gobbo deve fare la gobba anche 
all'abito". Ieri fra l'altro s'è scoperto che negli anni 80 Gentile era 
stato arrestato (e poi assolto) per una storia di fidi facili miliardari; e 
che il giudice che fece scattare le manette era Nicola Gratteri. Renzi ha 
rischiato di trovarseli tutti e due nel suo governo. Poi Napolitano ha 
levato tutti dall'imbarazzo: ubi inquisitus, magistratus cessat.

lunedì 3 marzo 2014

Comunicato Stampa - Roncade e il progetto dell'Allevamento suinicolo (porcilaia)

Il progetto dell'allevamento suinicolo da realizzare nella campagna tra Roncade e San Biagio di Callalta.
I Grilli del Sile vogliono che la popolazione sia correttamente informata su ogni dettaglio del progetto che può avere ricadute ambientali e paesaggistiche da valutare attentamente.


RONCADE: Anomalie sulla nomina della Commissione di cittadini per il progetto della nuova porcilaia a Sant’Andrea di Riul.


Ecco la verità sulla trasparenza dell’azione amministrativa a Roncade e rispetto dei regolamenti in merito all’istituzione della Commissione comunale per la costruzione della nuova porcilaia.

Ai sensi degli articoli 83 e seguenti del Regolamento del Consiglio comunale, tale commissione dovrebbe esser composta da cittadini chiamati ad esprimersi in ordine all’istanza riguardante la costruzione del nuovo allevamento suinicolo – insediamento zootecnico agricolo produttivo, presentata dalla Società Agricola “La Grazia” s.s., pratica edilizia n. 387/2013. L'organo consultivo ha il compito di approfondire ogni aspetto dell’iter previsto dalla normativa vigente a sostegno dell’attività degli uffici comunali.

Il giorno 9 dicembre 2014 Andrea Fuga, cittadino roncadese attivo nel gruppo “Grilli del Sile”, inviava la segnalazione del proprio nominativo tramite p.e.c. alla Segreteria Direzione Generale, al Sindaco e all’Assessore competente segnalando la propria disponibilità a farne parte in virtù della propria esperienza nel campo delle costruzioni.

"La nomina rispettava quanto prescritto all’art. 83, punto 2 del Regolamento comunale" precisa Andrea Fuga, "poiché sono cittadino roncadese ed in possesso dei requisiti per la nomina a consigliere comunale".

A tale richiesta, dopo ripetute e-mail di sollecito, il Sindaco Simonetta Rubinato ha risposto ad Andrea Fuga che, con Deliberazione n. 182 del 30.12.2013, la Giunta Comunale aveva delineato i criteri per la designazione dei membri facenti parte la commissione, individuando cittadini facenti parte ad Associazioni Professionali e di Categoria e aggregazioni di cittadini.

Leggendo però la successiva deliberazione della Giunta Comunale n. 30 del 10.02.2014, si nota che la maggior parte dei membri della commissione non sono residenti in Roncade e che, pur avendo specifiche competenze, non conoscono il territorio e le varie criticità dell’intervento rispetto alla valenza ambientale, all’importanza archeologica, alla caratteristica architettonica dell’edificio da demolire che potrebbe avere carattere testimoniale, nonchè il rischio idrogeologico del luogo ove sorgerà il nuovo allevamento di tipo intensivo.

Concludendo, la commissione nominata non rispetta quanto prescritto dall’art. 83 del Regolamento del Consiglio comunale per quanto riguarda sette membri su nove, e di fatto esclude cittadini roncadesi con specifiche competenze, che avrebbero potuto dare un serio contributo alla commissione.

I Grilli del Sile

Rassegna stampa del 3 marzo 2014


Renzusconi (Marco Travaglio)Da il Fatto quotidiano del 02-03-2014

A gennaio, quando Renzi incontrò il pregiudicato interdetto decaduto
Berlusconi nella sede sel Pd per discutere la nuova legge elettorale e le
riforme collegate (Senato e Regioni), scrivemmo pur fra mille dubbi che non
era proprio uno scandalo. Le leggi elettorali appartengono agli elettori,
non agli eletti, dunque era impensabile tagliar fuori il maggior partito di
centrodestra. Inoltre, stante l'indisponibilità dei 5Stelle persi nella
Rete, per sbloccare l'impasse non restava che rivolgersi al terzo partito,
Forza Italia: l'unico che poteva assicurare una maggioranza in Parlamento.
Renzi, appena plebiscitato segretario del Pd, giurava che l'accordo con B.
era per una legge che ci mettesse al riparo da altri governi con B.
Intanto, mentre lui e B. si occupavano delle riforme, Letta poteva
governare sereno. Non restava che prenderne atto e aspettarlo al varco,
cioè alla prova dei fatti: per quanto inedita, l'ipotesi che un politico
italiano dicesse la verità non andava scartata a priori. Ora, meno di due
mesi dopo e alla luce dei fatti, possiamo tranquillamente affermare che
Renzi mentiva. L'accordo con B., quasi sempre intermediato dal comune amico Denis Verdini, è ben più vasto e stringente di un'intesa tecnica per quelle tre riforme. È un patto d'acciaio le cui clausole restano occulte, anche se i risultati si manifestano ogni giorno più chiari. 

Il Caimano sa che il 10 aprile si riunisce il Tribunale di sorveglianza per decidere dove sconterà i 7 mesi di pena (quel che resta della condanna a 4 anni, detratti i 3 anni di indulto e i 5 mesi di liberazione anticipata extralarge sancita dallo svuotacarceri Cancellieri): in galera, o ai domiciliari, o ai servizi
sociali.
Forse, per non alimentare il suo vittimismo durante la campagna

elettorale per le Europee, il verdetto slitterà di un paio di mesi. In ogni
caso il pregiudicato sarà politicamente fuori gioco sino a fine anno:
guiderà il partito per interposto Toti. Intanto tenterà il colpaccio:
candidarsi ugualmente alle Europee in barba alla legge Severino e sfidare
gli uffici elettorali della Corte d'appello a depennarlo, con una prova
muscolare che mira a resuscitare il vecchio nemico, le toghe rosse; a
incendiare una spenta campagna elettorale; e a mettere in difficoltà
l'amico Matteo.

Per portare a termine il piano, B. ha bisogno di un governo che regga
almeno un anno, dandogli modo di tornare come nuovo a Natale e di
organizzare l'unica campagna che gli sta a cuore: quella delle politiche,
che non fa mistero di auspicare per il 2015. Il governo Letta questa
garanzia non gliel'assicurava: stava insieme con lo sputo, passava di gaffe
in scandalo, non aveva più l'appoggio del Pd, poteva sfasciarsi da un
momento all'altro. E, se anche fosse durato fino al 2015, avrebbe costretto
il quasi ottantenne Caimano a sfidare un giovane come Renzi, che ha la metà
dei suoi anni, per giunta intonso da esperienze governative e dunque molto
più fresco e popolare di lui. Una partita persa in partenza. L'ideale era
che Renzi subentrasse a Letta sputtanandosi con un colpo di palazzo senza
passare dal voto, risputtanandosi con estenuanti trattative con i partiti e
i partitini di una maggioranza Brancaleone, arcisputtanandosi con un
governicchio impresentabile e ultrasputtanandosi con grandi promesse e
pochi fatti. L'amico Matteo, con ammirevole abnegazione, l'ha puntualmente
accontentato. 

Missione compiuta. 

Già che c'era, gli ha pure regalato il controllo militare sui ministeri della Giustizia (con i berlusconiani Costa & Ferri), delle Infrastrutture (con i diversamente berlusconiani Lupi & Gentile) e delle Attività produttive (con la berlusconiana Guidi che veglia anche sulle Comunicazioni). 

Così B. potrà seguitare a governare sui propri interessi e "gratis", senza nemmeno il fastidio di entrare nella maggioranza, metterci la faccia e sporcarsi le mani. Resta da capire che cosa ci guadagni Renzi da questa catastrofe, e magari un giorno lo
capiremo. Ma è una vecchia storia. Lo scienziato capace di isolare il virus
che porta al suicidio tutti i leader del centrosinistra vince il Nobel.



domenica 2 marzo 2014

Rassegna stampa del 2 marzo 2014 - A proposito di De Benedetti e Renzi...

Da Corriere.it


Il premier, Sorgenia e il salvataggio
pagato dallo Stato

Il nodo della remunerazione pubblica per le centrali del gruppo De Benedetti



Si chiama in gergo tecnico capacity payment, ed è un salvagente formidabile per quanti oggi producono ancora energia elettrica con il gas: a causa del boom delle energie rinnovabili e della crisi economica che ha affossato i consumi di energia le loro centrali restano spente la maggior parte del tempo. E i bilanci vanno a picco. Ecco allora spuntare quella miracolosa formula inglese, che si può tradurre così: i proprietari degli impianti termoelettrici vengono pagati lo stesso anche se le turbine non girano, semplicemente perché potrebbero produrre. Una specie di imposta sulla riserva di capacità produttiva che entrerebbe in azione quando ce ne fosse la necessità, in grado di dare un bel sollievo ai conti malandati di alcuni produttori. Quella tassa esiste già, ma i produttori vogliono molto più dei 150 milioni del vecchio capacity payment . Secondo Assoelettrica ed Energia concorrente, per tenerli a galla servono almeno 600 milioni l'anno fino al 2017. L'hanno scritto in un dossier di una decina di pagine spedito nelle stanze che contano con la dicitura «Riservato».
Chi sta peggio di tutti è Sorgenia, gruppo che fa capo alla Cir di Carlo De Benedetti, editore di Repubblica e del gruppo L'Espresso. Si trova a un passo dall'avvitamento finanziario: fra tre settimane finirà i soldi in cassa. Il debito sfiora quota 1,9 miliardi. A metà degli anni Duemila le banche le avevano concesso generosi finanziamenti per realizzare centrali a turbogas... continua a leggere.

****