mercoledì 5 marzo 2014

Rassegna Stampa: La Grande Ipocrisia. Trionfano le larghe intese consociative spacciandole per prodotto Italia.

Navigando sul web abbiamo trovato un blog che  dà notizie che non possiamo verificare ma che però sono intriganti. Prendetele con beneficio di inventario, ma sono comunque utili per riflettere... in effetti sembra un grillo anche lui.


Da LiberoPensiero, il Blog di Di Cori Modigliani

La Grande Ipocrisia.
Trionfano le larghe intese consociative spacciandole per prodotto Italia.


di Sergio Di Cori Modigliani

Avviso ai naviganti: post in contro-tendenza.


Ho aspettato un paio di giorni prima di manifestare la mia opinione perchè pensavo (e speravo) che i discorsi relativi all'oscar per "la Grande Bellezza", al di là della prevista e prevedibile pletora di applausi retorici, avrebbe fatto nascere subito un interessante dibattito sul cinema italiano, sulla sua totale disfatta, sul definitivo tramonto del nostro mercato multimediale, coinvolgendo diversi soggetti politici, intellettuali, produttori, autori.
E invece, è stato steso un velo di pesante censura, regalando al popolo beone (innocente in quanto completamente disinformato) la truffa del cosiddetto" prodotto Italia". 
Non è certo casuale che non sia stato speso (evento, di per sè, anomalo) neppure un rigo per sottolineare l'impegno produttivo, e che la squadra vincente abbia provveduto a mantenere un assoluto riserbo -al limite dell'imbarazzante ridicolo- sul management che ha orchestrato con successo la propria vittoria, destinandolo ad un immeritato silenzio. 
Basterebbe questo piccolo, fondamentale particolare, per fornire la prova del livello omertoso sia giornalistico che politico in voga nel nostro paese.
Perchè questo film non ha niente a che vedere con l'industria cinematografica e non soltanto non produrrà alcun effetto positivo per il rilancio del nostro cinema, anzi. Avrà (e lo sta già avendo) un effetto nefasto sia in termini esistenziali che economici, avvilendo la creatività italiana, umiliandola, deprimendo la qualità espressiva di autori indipendenti, e condannandoci a un aumento del totale asservimento alla produzione di più scarso livello del cinema statunitense.
Prepariamoci all'invasione di spazzatura hollywoodiana, roba di scarto buona per le colonie.
Quantomeno sui canali mediaset... Continua a leggere.

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Bye bye cara cupola mediatica. Crolla in Italia il mercato dell'editoria, dell'informazione cartacea e dell'ascolto televisivo. Questa è la ragione della virulenza del cavaliere Silvio Berlusconi.


La giustizia non c'entra affatto.

Il disgustoso cancan allestito dalle truppe berluskiane, con la complicità piddina, poco ha che vedere con problemi di merito o di sostanza legati a questioni dello Stato di Diritto, tutela, rapporti con la magistratura, ecc.

E' semplicemente un banale problema di introito pubblicitario.
Tutto qui.
Nè più nè meno.

In un paese lievemente più serio del nostro sarebbe stato affrontato nelle sedi competenti, il che vuol dire convegni organizzati dall'associazione che raduna le agenzie di pubblicità, seminari con esperti di strategia di comunicazione e pianificazione marketing, e infine, attraverso alcuni interventi strategici di alcuni lobbysti.

E invece, hanno montato questa patetica messinscena.
E' questo ciò che penso.

I dati che questa mattina l'agenzia Nielsen ha diffuso (è la più importante società di rilevazione dei dati reali sul fatturato pubblicitario, sugli indici di ascolto televisivo, quelli di lettura, e sulla diffusione dei prodotti media) parlano con grande chiarezza e semplicità.

E' crollato da ventisei mesi il fatturato pubblicitario dell'intero sistema editoriale italiano, cartaceo, radiofonico, televisivo. Aumenta in progressione geometrica quello sul web.
Tutti i quotidiani -nessuno escluso- i settimanali, i mensili, le prime 15 emittenti televisive, perdono complessivamente diversi miliardi di euro l'anno.
Ma questo è un trend ormai planetario.

Il problema, in Italia, consiste nel fatto che non essendo un paese capitalista, cioè non avendo una economia basata sul regime di libera concorrenza dove le aziende operano e si muovono sulla base dello scambio basato sul rapporto tra domanda e offerta, ciò che conta non è il lavoro, la creatività, la produttività, il dinamismo, l'innovazione, bensì chi controlla i monopoli oligarchici.
Silvio Berlusconi è il padre e il figlio di Publitalia, la mamma medioevale del Sistema Italia.
Attraverso questa società ha gestito il mercato nazionale, ricattando, acquistando, vendendo, spostando, promuovendo, bocciando, facendo il buono e il cattivo tempo, con il PD in tasca visto che riempiva le aziende editoriali e cartacee e televisive -sotto controllo piddino- di pubblicità, consentendo loro di vivere, lucrare, affermarsi nel territorio. Nel Gran Regno d'Ipocritania, il Piddì si è manifestato ingozzando i propri inutili prodotti informativi (parliamo qui di circa 20.000 pubblicazioni complessive) di pubblicità a tonnellate, tutta proveniente dalle strutture gestite da Berlusconi. Poi, ne parlavano male. Il cavaliere se ne fregava, sapeva benissimo come tirar le briglia quando esageravano. E' ciò che ha sempre fatto.

Poi sono arrivati due eventi con l'aggravante di essere connessi: il web e il M5s... continua a leggere

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Qual è la natura del M5s? L'espulsione di alcuni eletti, può insegnarci qualcosa?



di Sergio Di Cori Modigliani

E' interessante notare, oggi, sia sulla stampa cartacea che in rete e su facebook, le reazioni generali alle espulsioni decretate ieri nei confronti di alcuni parlamentari del M5s.
Facebook viene spesso identificato come un bar, quindi liberamente aperto a ogni avventore.
In realtà è un mare, che può essere un oceano così come può essere un modesto acquario casalingo, dipende se uno ha scelto e deciso di costruirsi il proprio personale ghetto, composto da amici virtuali che la pensano esattamente nello stesso modo, oppure ha scelto di avere amici misti, da poetici sognatori educati a truzzoni volgari con la bava alla bocca.
La prima impressione, navigando su diverse pagine feisbucchiane, mi conferma la mia idea sulla diffusione capillare della ferocia e della cattiveria in questo paese.
Non appena si sente l'odore del sangue, gli squali arrivano a frotte e si scatenano, perchè è la loro natura.
Si approfitta dell'occasione per poter diffondere clamorosi falsi già pre-confezionati, vomitando insulti nei confronti di chi la pensa in maniera dissimile, mentre alcuni professionisti dell'informazione colgono l'opportunità di prendere degli articoli che erano rimasti chiusi nel cassetto del pudore giornalistico, in attesa di una ghiotta occasione: eccola. Zac!
Il mare diventa presto una palude immonda e inevitabilmente -a meno che non si sia dei santi o persone di particolare saggezza prudente- si finisce per trovarsi coinvolti in risse faziose che producono soltanto acrimonia, livore, frustrazione.
A quel punto le argomentazioni perdono di valore, nonchè di efficacia.
Sulla stampa cartacea si trovano dei distinguo che da soli definiscono la natura dell'informazione in Italia. Nelle prime cinque testate nazionali, compaiono numeri e fatti diversi -molto spesso contraddittori- a seconda dell'uso che conviene. Si va da "30 deputati lasciano il movimento" (la Repubblica) a "più di 20 pronti a lasciare" (corriere della sera) quattro ore dopo trasformato in "lasciano in sei", mentre La Stampa annuncia: "M5s caos. Civati apre ai fuoriusciti: c'è spazio per fare un gruppo".
Su alcune importanti pubblicazioni on-line (considerate in teoria sostenitrici del movimento) si leggono lunghi e dettagliati editoriali in cui si spiega perchè "si tratta di un ennesimo autogol".
Ecc,ecc.
Chi conosce la vera natura intrinseca di questo movimento, oggi, si diverte come al circo.
Ciò che davvero conta, infatti, è comprendere che cosa sia il M5s, ma soprattutto -ciò che più conta in assoluto- che cosa sia diventato esattamente un anno dopo le vittoriose elezioni.
A mio avviso, è diventato ciò che era, il che mi sembra un ottimo risultato... continua a leggere.

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In conclusione aggiungo la chicca del giorno, prodotta dal settimanale L'Espresso, sempre in prima fila -almeno dal 27 febbraio 2013- nel tentativo ben riuscito di spingerci sempre più in basso nella classifica relativa all'esistenza della libertà di stampa in Italia.


"Ieri l’Espresso ha pubblicato una non notizia. Secondo quanto riportato dal periodico di De Benedetti, un portavoce M5S, Mario Giarrusso, avrebbe dichiarato che io avrei falsificato la sua firma sotto alle mozioni di sfiducia ai ministri Giuliano Poletti e Federica Guidi. Chiunque può verificare che si tratta di una falsità: basta infatti consultare i due atti depositati al Senato per verificare che la firma del portavoce Giarrusso non c’è. Il fraintendimento di Giarrusso, su cui ha immediatamente speculato l’Espresso, è stato forse dovuto al fatto che le due mozioni sono state annunciate in un primo momento via email, perché fossero condivise tra tutti i portavoce, mentre solo al momento del deposito effettivo, avvenuto alle 18.30 dopo le correzioni suggerite dal gruppo, sono state apposte le firme di chi le ha sottoscritte. La vera notizia che l’Espresso non ha dato è che il MoVimento 5 Stelle ha depositato una mozione di sfiducia contro il Ministro del Lavoro e una contro quello dello Sviluppo Economico, in conflitto di interessi a causa delle loro responsabilità imprenditoriali e associative.
Forse Luca Sappino, che ha firmato l’articolo, avrebbe potuto prima provare a verificare se sui due atti la firma di Giarrusso fosse davvero presente o meno. Se siamo agli ultimi posti nella classifica della libertà di stampa, in fondo, un motivo ci sarà." 
Maurizio Santangelo, capogruppo M5S al Senato

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