martedì 4 marzo 2014

Rassegna Stampa: Il Fatto Quotidiano....

Da Il Fatto Quotidiano, un articolo di Marco Travaglio svela alcuni retroscena...

Il governo La Qualunque.
(Marco Travaglio) Da Il Fatto Quotidiano 04-03-2014



Tonino Gentile aveva ragione: "Io sono trasparente". Tutto nella sua storia 
era chiaro e lampante: chi è Gentile, che cos'ha fatto a L'Ora della 
Calabria, perché Alfano l'ha voluto sottosegretario e perché Renzi non 
poteva cacciarlo. Il nostro eroe è un ex craxiano poi berlusconiano ora 
alfaniano che controlla pacchetti di voti con i soliti metodi e ha 
sistemato l'intera famiglia nei posti pubblici che contano: il fratello 
Pino è assessore regionale ai Lavori pubblici; il fratello Raffaele è 
segretario della Uil; il fratello Claudio è alla Camera di commercio; il 
figlio Andrea è revisore dell'aeroporto di Lamezia e superconsulente 
dell'Asl (ora indagato per truffa, falso, abuso e associazione a 
delinquere: la notizia che non doveva uscire); la figlia Katya era 
vicesindaca di Cosenza, cacciata per una struttura affidata all'ex marito; 
la figlia Lory è stata assunta senza bando alla Fincalabra dallo stampatore 
che poi non ha stampato il giornale. Per tacere di nipoti e cugini, tutti 
piazzati fra l'Asl, la Camera di commercio e Sviluppo Italia. Al confronto 
Cetto La Qualunque è un dilettante. Se Epifani sedesse ancora in Largo del 
Nazareno e Letta a Palazzo Chigi, Renzi li avrebbe cannoneggiati come 
quando voleva cacciare Alfano e la Cancellieri ("Siamo su Scherzi a 
parte?", "Come si fa a governare con Alfano?", "Cambiamo verso"). Invece 
ora il segretario e il premier è lui, dunque ha mandato avanti il portavoce 
Guerini a dire che "Gentile l'ha indicato Alfano": come se i sottosegretari 
non li nominasse il premier. Il guaio è che le pressioni di Tonino il 
Cinghiale per bloccare la notizia del figlio indagato erano proprio 
finalizzate a non pregiudicare la nomina a sottosegretario. Poi Renzi l'ha 
nominato lo stesso: non un plissè sullo scandalo del figlio indagato, né su 
quello del giornale silenziato. Tonino La Qualunque doveva diventare 
sottosegretario a ogni costo perché porta voti al governatore Scopelliti, 
che porta voti ad Alfano, che porta voti a Renzi. è tutto trasparente: un 
ricatto bello e buono che non finisce con la fuga del Cinghiale.

Il premier che vuole "cambiare l'Italia" s'è messo nelle mani dei 
"diversamente berlusconiani" che in realtà sono come i berlusconiani, se 
non peggio (solo Scalfari può nobilitarli come "nuova destra 
repubblicana"). Quagliariello difendeva il Cinghiale dalla "barbarie" 
perché "non è neanche indagato". Cicchitto alludeva alle "pagliuzze e 
travi", cioè agli indagati del Pd nel governo Renzi: Barracciu, Del Basso 
de Caro, Bubbico e De Filippo. Così l'Ncd, che di indagati non ne ha, dava 
pure lezioni di legalità a Renzi. Renzi è spregiudicato, ma non stupido: 
sapeva benissimo che Gentile non poteva restare e l'ha fatto sapere 
all'Ncd. Ma ha preferito che lo licenziasse Alfano, il quale adesso ha il 
coltello dalla parte del manico: come potrà Renzi tenersi la Barracciu e 
gli altri tre? L'effetto-domino innescato dall'uscita di Gentile non può 
che essere benefico. Ma non per Renzi: a meno che non decida di prendere in 
mano la situazione anziché subirla. Gli basterebbe fare un discorso onesto 
agli italiani: "Nell'esordio convulso del mio governo, ho gravemente 
sottovalutato la questione morale, aprendo le porte a gente che doveva 
restare fuori. Chi vuole cambiare l'Italia non può lasciare che il Sud sia 
rappresentato da personaggi accusati di abusare del loro potere con 
rimborsi gonfiati, familismi e clientele". E accompagnare alla porta Lupi, 
i quattro inquisiti del Pd e gli imbarazzanti vice della Giustizia, Costa e 
Ferri. Se non lo farà, invierà al Paese un micidiale messaggio di 
gattopardismo, simile alla cinica e disperante metafora giolittiana: "Un 
sarto che deve tagliare un abito per un gobbo deve fare la gobba anche 
all'abito". Ieri fra l'altro s'è scoperto che negli anni 80 Gentile era 
stato arrestato (e poi assolto) per una storia di fidi facili miliardari; e 
che il giudice che fece scattare le manette era Nicola Gratteri. Renzi ha 
rischiato di trovarseli tutti e due nel suo governo. Poi Napolitano ha 
levato tutti dall'imbarazzo: ubi inquisitus, magistratus cessat.

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