martedì 25 marzo 2014

La vita sociale europea vista dalle chiese - di Antonio Poli


La crisi economica europea.
La vita sociale dei cittadini dell’Unione Europea in vista delle prossime elezioni di Maggio 2014, vista dalla una insolita ma sorprendente angolazione. Questa indagine è stata condotta da italiani, parlando nelle piazze di città europee importanti, in Belgio, Olanda, Francia e Germania, con lo scopo di cogliere, tra le righe, alcune interessanti osservazioni e domande alle quali le varie chiese presenti nel continente europeo, in modo speciale quella protestante, vedono la crisi economica, e quali soluzioni esse possano adottare per improntare un’azione correttiva.

La dimensione umana.

Anche in Francia la crisi si fa sentire, i cittadini hanno perso potere di acquisto, a Cannes come a Parigi vi è molta disoccupazione e precarietà. Qui la Associazione della Chiesa Protestante si occupano del sociale, di aiutare chi ha bisogno, e il numero cresce. Le cose sono cambiate, ora molte persone sono in difficoltà, vivono nella miseria. È una vergogna. La gente deve scegliere o paga l'affitto o mangia, così va alla mensa dei poveri. Tra le persone c'è un grande senso d’impotenza, perché siamo nelle mani di una economia finanziaria mondiale sulla quale non possiamo esercitare alcun controllo. Si, abbiamo perso definitivamente il potere sul denaro, la crisi è nata nelle banche di Wallis Street, lasciate libere di speculare senza nessun freno, è una crisi al contempo economica sociale e politica monetaria ecologica e morale, e quindi tocca la struttura stessa dell'Europa e del nostro mondo. E allora, lavorare solo nella dimensione strettamente economica, mi sembra riduttivo. Al contrario quello che possiamo governare è noi stessi, per quanto sia possibile, con il sostegno della fede, si può lavorare gli uni con gli altri, valorizzando la dimensione umana.

Il rapporto tra il PIL ed il debito pubblico ha superato in Francia il 94%, il debito è superiore a 1870 miliardi di euro, la gente si reca al mercato a Parigi, ma l'economia reale stenta anche qui a riprendere, come da noi il problema dell'economia francese è la disoccupazione, a gennaio 2014, 3.300.000 lavoratori attivi erano ancora in cerca di occupazione.

Il Presidente francese François Gérard Georges Nicolas Hollande, parla ai francesi di misure contro la disoccupazione, ma non si vedono i frutti di una concreta azione correttiva. Valorizzare il capitale umano significa per la chiesa di Parigi, lavorare sulla disoccupazione, istituendo dei centri di accoglienza, con avviamento al lavoro. Specie per la categoria di operai del settore automobilistico fortemente in crisi, questi si sono evoluti poi in centri sociali, di sostegno ed indirizzo per i disoccupati. In Italia occorrerebbe cercare di crearli questi centri di sostegno.

Parla la Associazione protestante Foyer de Grenelle, che in principio, questa missione popolare aveva una finalità religiosa, per valorizzare le persone, parlare con gli operai rimasti senza lavoro, dire loro che hanno anche una testa, e che possono reagire costruendosi un futuro alternativo. La Associazione protestante Foyer de Grenelle svolge una funzione di sostegno e di incoraggiamento. Con un percorso formativo valido le persone imparano a ritrovare la propria strada o a intraprenderne una di nuova, ma ottenendo dei risultati. La Grenelle offre degli strumenti per dare la possibilità alle persone di rimettersi nel mercato, per tornare ad una occupazione. Ma ciò che è ben visibile in questi gruppi di lavoro è che queste persone si rendono conto di essere capaci di fare anche qualcos'altro, si scoprono capaci di imparare. Forse è questo l'aspetto più specifico di questa istituzione religiosa, quello della condivisione. Al Grenelle è ben chiaro che. La disoccupazione non è solo la perdita di un lavoro ben retribuito, ma è la perdita del senso della vita, la sensazione di non essere più utile a nessuno, e nemmeno a se stessi.

La chiesa Protestante nel suo ultimo recente evento importante a Parigi, non a caso ha trattato il tema della crisi economica, la questione in sostanza è come trovare un compromesso tra l'indispensabile sviluppo e un’economia sostenibile fondata sulla solidarietà. La strada per arrivare ad una vita economica più sobria, più orientata verso la condivisione del riciclo, e allo stesso tempo ad uno sviluppo economico più condiviso, è molto complessa, per trovare un compromesso tra queste due esigenze, un po' contraddittorie ma che dobbiamo tenere insieme, serve una ‘governance’ più globale, una ‘governance’ più europea, dobbiamo andare verso più Europa, il grande problema è che, è necessaria più unione e democrazia, oggi l'Europa ha un deficit di democrazia, e di rappresentatività, i cittadini non si riconoscono nelle istituzioni europee, bisogna fare dei passi in quella direzione, quello che mi aspetto dall'unione europea, per quel che riguarda la chiese, è che l'unione esca dalla logica esclusivamente economica, e che prenda in considerazione non solo la dimensione sociale della vita dei popoli europei, ma anche la dimensione spirituale. Perché l'Europa è anche una dimensione spirituale, una cultura, una visione dell'avvenire, una visione del ruolo dell'essere umano. Non possiamo edificare l’Europa solamente dal punto di vista economico.

Oggi l'Unione Europea non gode di molta popolarità, e forse la ragione sta nel fatto che Bruxelles e Strasburgo, rispettivamente la Commissione Europea e il Parlamento Europeo hanno dimenticato il sogno europeista vivo da secoli, di una società giusta prospera e in pace, ma comunque andranno le elezioni, del 25 maggio prossimo, bisognerà trovare una risposta, a una semplice domanda, quale tipo di Europa vogliamo. La conferenza delle chiese europee rappresenta milioni di cristiani, protestanti anglicani e ortodossi, dal Regno Unito fino alla Grecia, e dal Portogallo fino alla Romania, si è posta questa domanda, allora andiamo a vedere come hanno risposto ad una indagine condotta proprio in questo senso, chiedendo a questi popoli: Quale Europa volete?

La dimensione europea.

Le elezioni europee stanno per arrivare, tra il 22 e il 25 maggio in 28 Paesi si andrà a votare, per il nuovo Parlamento. È possibile che l'astensione generalizzata e i movimenti nazionalisti anti europei facciano esplodere l'unione. Le organizzazioni cristiane in Europa contrariamente alle loro abitudini, hanno preso una posizione politica, fortemente europeista, distribuendo un volantino.

La questione per loro non è se restiamo in Europa e nell'euro, ma come. Anche nel mercato di Bruxelles si respira la crisi, la disoccupazione qui è poco superiore all' 8%, i prezzi sono alti. Interesse Fiammingo è un partito anti europeo Belga che vuole l'indipendenza delle ricche fiandre, la fine dell'immigrazione e l'uscita dall'euro. Un programma molto simile alla nostra Lega. Le chiese protestati europee invece sono su tutt'altro fronte, credono che alcuni degli investimenti fatti per controllare le frontiere, possono essere ridotti e reinvestiti nel sociale, e questo ritornello lo ho già sentito, per aiutare l'accoglienza dei rifugiati e degli emigranti, alla lunga ne avremo beneficio economico, perché li potremmo impiegare nel nostro mercato del lavoro, dove gli immigrati sono necessari, dicono. Non è che vogliamo un'Europa dalle porte spalancate, ma procedure più umanitarie, per decidere chi può entrare e chi no. Anche qui nella capitale europea a Bruxelles, c'è chi incolpa di tutti i mali l'unione europea e l'euro, e molti ritengono che c'è la caveremo meglio senza l'euro, ognuno con la propria moneta, gli economisti generalmente scartano questa ipotesi come anti storica, sostengono che un'economia debole come la nostra, una volta abbandonato l'euro, sarebbe in balia della speculazione finanziaria ed internazionale. Se tornassimo alla Lira e al Franco Francese, svalutandoli, avremo il vantaggio di esportare di più, ma a titolo di esempio una casa che vale oggi 100.000 euro, ne varrebbe, secondo stime equilibrate (da chi non si sa!) appena 70.000. E il mutuo contratto in euro, costerebbe il 30% di più. Ma si può stare in Europa solo perché fuori dall'Euro non c'è salvezza?

Un esponente della Commissione Chiesa e Società della UE risponde che Unione Europea e unione monetaria non sono ben radicate nel nostro continente, adesso si cerca di creare un'unione bancaria, un'unione finanziaria, credo che questa sia la direzione in cui tutti possiamo e dobbiamo andare, ma l'altro problema che noi come Chiesa Protestate, lo abbiamo sottolineato dall'inizio, è la questione dei valori dell'Europa, come quelli non materiali, quali la democrazia, la partecipazione, il benessere nella società, la condivisione delle ricchezze, tra ricchi e non ricchi. Le differenze sociali, le ineguaglianze, in Europa sono aumentate negli ultimi 4 o 5 anni, e dobbiamo tornare ad una società più giusta di quella in cui siamo oggi, e questo dovrebbe essere un valore europeo. Decidere in Europa è difficile, e forse è impossibile mettere d'accordo 28 governi di paesi diversi con interessi contrastanti, i politici hanno spesso un orizzonte temporale limitato, ma ci sono temi come quello dell'ecologia che richiedono decisioni tempestive e a lungo termine. E allora le chiese cristiane europee che non temono le elezioni, possono permettersi il lusso di gridare nel deserto, un po' come sta facendo il M5S.

C'è bisogno di un cambiamento radicale in molti aspetti della nostra vita, noi crediamo che gli aspetti economici e sociali della crisi, che sono ovviamente legati tra loro, dovrebbero essere messi in relazione con la salvaguardia dell'ambiente, economia, ecologia, e temi sociali, devono essere considerati insieme. Noi consumiamo troppo nei Paesi occidentali, nelle economie industrializzate d'Europa, dobbiamo cambiare stile di vita, abbandonando il consumismo sfrenato, certamente ci sono molte cose di cui non abbiamo bisogno, possiamo rinunciarci e avere comunque una vita piena, dobbiamo cominciare da noi stessi, dagli individui dalle piccole comunità per vedere ad esempio dove sprechiamo energia, dove gettiamo via il cibo come possiamo risparmiare e avere una vita più semplice ma comunque felice. E questa è la Unione Europea che desiderano avere milioni di protestanti del nostro continente. Il loro slogan è: “Si tratta dell'Europa, si tratta di te!”

La Germania è la locomotiva dell'Europa, si dice con una noiosa metafora, la politica di rigore e di austerità è stata criticata da molti, si dice la Germania si fa ricca alle spalle nostre. Ma quale Germania? Effettivamente la Germania è così benestante come ci sembra, e che cosa fa la chiesa evangelica tedesca, che è una delle più numerose del nostro continente?

La dimensione spirituale.

Vediamo cosa succede in Germania, alla stazione dei treni ad Hannover, una tra le più importanti della Germania, incrocio tra le linee ferroviarie che collegano il nord e il sud, l'est con l'ovest. Insomma di qua bisogna passarci per forza. La stazione riceve 250.000 persone per 800 treni al giorno. Noi qui vediamo l'altra Germania, non quella ricca e quella delle persone che possono comprare tutto quello che vedono qui ci sono negozi in cui si può trovare qualunque cosa. Nonostante la crisi economica continua e il forte calo della disoccupazione, la povertà nella fortissima Germania è cresciuta. Oltre 12 milioni di persone, vale a dire il 15,2% della popolazione sono a rischio povertà, in sostanza pochi disoccupati, ma un esercito di sottopagati. Ci sono sempre più persone che vengono a chiedere aiuto ogni anno, persone che hanno situazioni difficili e hanno bisogno di aiuto, gente che non avevamo visto prima, dice un addetto alla ferrovia, non sanno cosa fare, non hanno un posto dove stare, non sanno dove trovare aiuto. Ma davvero si fa così poco per il sociale in Europa? Noi in Germania abbiamo dei centri per aiutare queste persone. In Germania ci sono circa 100 Bahnhos Mission, ovvero missioni della stazione, sono loro lo specchio di un benessere solo apparente. Il numero delle persone molto ricche in Germania sta aumentando, è una cosa completamente diversa rispetto a venti anni fa, ma allo stesso tempo, c'è un numero sempre maggiore di poveri, soprattutto famiglie con bambini. Il problema è questo, mi chiedo come faranno ad entrare nella società? Come possono condividere quello che la società offre loro, e questa differenza tra ricchi e poveri si sta allargando.

Lo Stato in Germania delega la gran parte della assistenza sociale e sanitaria alle chiese, come ad esempio Stephansstift è una delle migliaia di associazioni di aiuto sociale della chiesa tedesca, fondata alla fine dell'800 ospita scuole professionali per giovani disoccupati, ricoveri per ragazzi in difficoltà, centri anziani, e una sala congressi, nella diaconia in questa regione, lavorano 70.000 persone, il budget è di circa 1 miliardo di euro annui, ma l'austerità si fa sentire, in termini assoluti, la Germania è messa molto meglio di altri Stati europei, è vero, ma il lavoro sociale è cambiato molto, perché i fondi sono sempre meno, noi sentiamo la crisi economica europea qui in Germania, dice il presidente della Associazione Diaconale in Bassa Sassonia, perché il budget per le attività sociali diminuisce, è tagliato da tutte le amministrazioni governative, così il lavoro da fare aumenta, ma ottenere i finanziamenti statali diventa sempre più difficile. Il Carnevale di Hannover è una modesta manifestazione locale, che prelude a grandi bevute di birra, come da stereotipo, ma c'è poco da stare allegri, ad Hannover si producono meno Volkswagen che in passato, nella Repubblica federale tedesca, che si propone come un modello del capitalismo moderno e sociale, il numero di persone che accetta ‘mini-jobs’, cioè lavori ‘part-time’ a 400 euro al mese, non cessa di aumentare. Una rappresentante della chiesa evangelica tedesca risponde all'intervista. Io credo che molti la pensano come me, dice, soprattutto gli economisti qui in Germania.
Credo che ci debba essere un limite ai tagli alle spese dello Stato, e ai tagli degli investimenti della amministrazione pubblica, c'è un doppio obiettivo, tagliare le spese, ma allo stesso tempo investire per far ripartire l'economia, rimettere la gente al lavoro per sostenere lo sviluppo, e anche questa non mi suona nuova come idea. E mentre in Germania e altrove in Europa si aspetta l'attesa fine delle politiche di austerità, le chiese protestati diventano imprenditrici. Tra le vetrine del centro città vi potete trovare un grande magazzino a quattro piani, si chiama FairKauf che significa commercio equo. Dal bicchiere al letto, dalle scarpe ai giocattoli, un grande magazzino, l'unica differenza e' che questi beni usati o nuovi che siano, sono stati regalati da persone comuni, e che i prezzi conseguentemente sono più bassi che altrove. Riutilizzare, non buttare niente, questa è la loro filosofia. In questo magazzino arrivano clienti di tutti i tipi, gente con più o meno soldi, e di tutti i tipo, c'è stato un aumento di clienti, quasi esponenziale negli ultimi anni, perché girano meno soldi. Pensare globale, agire locale. 

FairKauf è una attività collegata alle chiese evangeliche della Bassa Sassonia, il suo scopo non è solo quello di riciclare e incoraggiare un'economia meno consumistica, ma quello di creare opportunità di lavoro e di formazione, per disoccupati di lunga data. Un operaio di fabbrica d'auto perde il lavoro, rimane per molti anni disoccupato, ora lavora come venditore in questo magazzino, e coltiva come prospettiva futura il sogno di trovare un lavoro come venditore, in un altro negozio.

Da questo magazzino escono ogni tre mesi 100 disoccupati, re-inseriti nel mondo del lavoro, una vera agenzia di ricollocamento, una cifra cospicua se si considera che di FairKauf in Germania ce ne sono 500. Ad Hannover la chiesa della piazza del mercato, è il fulcro della città da quasi due secoli, ricostruita dopo la rovina della seconda guerra mondiale, è la sede del vescovo luterano, i protestanti della Bassa Sassonia sono circa 3 milioni, anche qui come in Francia in Belgio e in molte chiese europee, i temi dello sviluppo sostenibile, dell'ecologia, dei diritti umani e degli emigranti, sono all'ordine del giorno. Sono gli stessi temi del sermone di Margot Kassman, teologa, la prima donna tedesca presidente del consiglio dei vescovi della chiesa evangelica di Germania. Io credo che i cristiani debbano essere più espliciti, e dire che alcuni valori europei come la libertà e la solidarietà sono valori cristiani, sono certo che lo sono! La libertà in Europa, e la libertà di parola sono conseguenze talvolta anche contro le istituzioni ecclesiastiche, della fede cristiana, e questo unisce l'Europa molto più di quanto non possa fare la politica, credo, e dobbiamo anche dire alla nostra gente, che non possiamo continuare ad essere ricchi nel nostro continente e ignorare che altri sono estremamente poveri, più di 800 milioni di persone muoiono di fame, e poi credo che dobbiamo condividere le risorse, in una economia che sia sostenibile per il futuro. In riferimento a quello che scrive l'evangelista Matteo 25:34,35. Il servizio sulla Chiesa Evangelica tedesca, finisce con la citazione biblica che evidenzia quanto di più antico e complesso vi sia nell'amministrare il benessere dei popoli. 

Il testo biblico ci ricorda che la nostra posizione nei confronti di coloro che pagano la crisi in Europa, quindi dei più poveri, dei migranti, dei richiedenti asilo, è anche decisivo del nostro rapporto con la fede, è importante che insieme tutte le chiese possano sostenersi ed incoraggiarsi in questo compito, che non riguarda solo alcuni, ma è trasversale, riguarda tutti. Delle testimonianze raccolte durante la ricerca, mi ha colpito ciò che è risultato dalla dimensione etica della crisi, c'è un deficit dell'etica nella crisi e nella economia. In questa Europa dei mercati, il vero motore di tutti i valori è il denaro sembra che chi lo possiede, o chi ne possa disporre, in questo caso, grandi forze economiche, possano vedere trasformare in virtù ogni vizio! Si può essere disonesti ed essere onorati come se non lo si fosse, si possono dire delle menzogne ed essere considerati come delle persone che dicono la verità, si può persino essere stupidi, ma essere considerati intelligenti, perché in fondo, se uno può pagare le persone intelligenti che lavorano per lui, egli diverrà più intelligente. 

Siamo vincolati a misurare tutto con il metro del denaro, mi chiedo cosa potremmo fare per cambiare, utilizzando un metro con una prospettiva cristiana, ci dice che la giustizia, la pace e la solidarietà, la compassione verso il più debole e fragile costituisce e suggerisce al contempo un ‘modus operandi’ comune delle chiese europee.

Di ANTONIO POLI
Meetup di Mogliano
Rielaborazione e adattamento da una trasmissione di Rai2 sul Protestantesimo.




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