giovedì 20 febbraio 2014

L'Editoriale di Marco Travaglio sul nuovo governo Renzi...

L'editoriale di Marco Travaglio - Da il Fatto Quotidiano del 19-02-2014

Incoerenzi

(Marco Travaglio)


Siccome è nell’interesse di tutti che il governo Renzi combini qualcosa di 
buono, si spera vivamente che le anticipazioni sui possibili ministri 
uscite sui giornali, compreso il nostro, siano tutte false. E cioè che il 
turbopremier e il suo entourage si divertano a far filtrare nomi 
improbabili e impresentabili per nascondere la vera lista dei ministri, da 
sfoderare al momento giusto per stupirci tutti. Se così non fosse, ci 
sarebbe da dubitare non solo della buona riuscita del nuovo governo, ma 
anche della sanità mentale del suo capo. Renzi giurava di non voler 
cambiare il governo, ma l’Italia. Ora ha cambiato il governo e l’Italia 
(almeno quella politica) rischia già di cambiare lui. Lui che il 4 
dicembre, appena prima di diventare segretario del Pd, domandava a Letta: 
“Ma come si fa a governare con Alfano, Giovanardi e Formigoni?”. Ora ce lo 
spiegherà lui come si fa, visto che governerà con Alfano, Giovanardi e 
Formigoni mentre persino i più autorevoli suoi supporter rifiutano di 
entrare nel suo governo. Per carità, sappiamo bene quali prezzi deve pagare 
chi deve gestire un’Armata Brancaleone che stando alle elezioni di un anno 
fa e agli ultimi sondaggi rappresenta poco più di un terzo dei votanti e di 
un quinto degli italiani, e che in Parlamento si regge sul premio di 
maggioranza del Porcellum raso al suolo dalla Consulta. Ma un forte segnale 
di novità e discontinuità rispetto al governo Letta è d’obbligo, non 
foss’altro che per giustificare l’improvviso e improvvido ribaltone a 
Palazzo Chigi. Oltre ché per tener fede alla fama di Rottamatore, 
Innovatore, Demolition Man. Qualche nome nuovo e valido circola (Colao, 
Guerra, Gino Strada), ma stradomina l’Ancien Régime. Agli Esteri e 
all’Interno si dice che lascerà la Bonino, entrata in Parlamento 38 anni 
fa, e Alfano. Ma come fa? L’estate scorsa, quando esplose lo scandalo 
Shalabayeva, Renzi disse che, se fosse già stato il segretario del Pd, 
avrebbe sfiduciato Alfano, colpevole di “una vicenda di cui come italiano 
mi vergogno, che coinvolge una bambina di sei anni” ed era “indegno 
scaricare su servitori dello Stato e forze dell’ordine tutte le 
responsabilità senza che venga mai fuori un responsabile politico”. Tutto 
dimenticato?
Un altro uomo forte del “nuovo” governo Renzi dovrebbe essere Dario 
Franceschini, che qualcuno vorrebbe financo vicepremier: ma quando, nel 
2008, divenne segretario del Pd al posto di Veltroni, Renzi lo chiamò 
“vicedisastro” perché aveva condiviso con Uòlter la disastrosa campagna 
elettorale che aveva portato al trionfo di B.. Come può un vicedisastro 
diventare il vice-Renzi, o anche soltanto un suo ministro? Per l’Economia 
si alternano fautori di una mega patrimoniale, come Barca; rigoristi come 
la Reichlin, aspirante banchiera londinese, il bocconiano Tabellini e i 
boiardi Bernabè e Padoan; e vecchi politici come Delrio (sindaco di Reggio 
Emilia) e addirittura Fassino. Per dire quant’è grande la confusione sotto 
il cielo.
Idem per lo Sviluppo e il Lavoro, dove sembra non si riesca a immaginare 
nulla di più nuovo e discontinuo di un Ichino, un Moretti, un Montezemolo: 
le quintessenze del vecchio establishment. La Giustizia, devastata da 
vent’anni di leggi vergogna trasversali, chiederebbe uno sforzo 
supplementare di coraggio e fantasia. E invece ecco un “ex” di 18 anni fa 
come Flick; il solito Vietti che, sebbene abbia materialmente scritto la 
porcata sul falso in bilancio, pare non piaccia (più) a B.; Guido Calvi, 
l’avvocato di D’Alema e Geronzi e il coautore di pessime leggi; Andrea 
Orlando, diplomato al liceo scientifico; e – udite udite – Livia Pomodoro, 
che già negli anni 80 lavorava al ministero della Giustizia con la Dc e il 
Psi e poi con Conso in piena trattativa (dovrà testimoniare al processo), e 
tre anni fa concordò con Ghedini un calendario del processo Mills così 
lento che andò in prescrizione prim’ancora della prima sentenza. Che cos’è, 
uno scherzo? 
Speriamo.

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